Parrocchia Santa Maria del Caravaggio di Pavia – L’uomo al centro

Ente promotore: Parrocchia Santa Maria del Caravaggio

Comunità coinvolta: Pavia

Bando: I 2020

Settore d’intervento: emergenza alimentare

Importo stanziato dalla Fondazione: 12.000 Euro

 

La Storia di Comunità di oggi racconta, ancora una volta, di un bel progetto che riguarda l’emergenza alimentare e che abbiamo co-finanziato, grazie ai fondi territoriali di Fondazione Cariplo, in piena pandemia, nel 2020, con un contributo di 12.000 euro.

È una storia che nasce a Pavia e che coinvolge tante persone bisognose della nostra comunità, sostenute dalla capacità di fare rete e dalla volontà della Fondazione di prendersi carico dei bisogni dei poveri.

Siamo nella Parrocchia Santa Maria di Caravaggio, in viale Golgi, sorta il 1 gennaio 1951 (la costruzione della chiesa fu iniziata il 15 settembre 1959; il vescovo Carlo Allorio la inaugurò solennemente il 30 aprile 1961) e oggi retta dal parroco don Carluccio Rossetti insieme al vicario parrocchiale don Michele Sozzani.

Tale Parrocchia, oltre alle varie opere di sostegno alle fasce più deboli della città, da ben 27 anni offre ogni domenica e nelle festività infrasettimanali un pasto freddo ai senza tetto, migranti, badanti senza lavoro, famiglie povere con minori. Nel 2020 i pasti freddi sono diventati due al giorno, al mezzogiorno e alla sera.

Le persone che si rivolgono a questa mensa solidale sono circa 80 anche se con la recente crisi il numero è in continuo aumento.

«Durante l’emergenza sanitaria, – ha spiegato don Carluccio – nella necessità di preservare la salute dei nostri volontari, si è deciso di avvalerci della collaborazione temporanea di un catering di fiducia che provvedeva a preparare i cestini da distribuire a cura della Parrocchia, seguendo tutte le norme dettate dalle autorità in materia di sicurezza e igiene. I cestini contenevano quattro panini ciascuno con salumi o formaggio a seconda dei vari orientamenti religiosi delle persone che li ricevevano. E poi due bevande, due dolci, due frutti, due tovaglioli. Nelle festività solenni abbiamo provveduto a un pranzo completo da asporto».

L’avvento del Covid, in pratica, stava mettendo a rischio il lavoro dei volontari e la possibilità di continuare a dare una mano a tantissimi poveri. Ecco l’idea di cambiare metodo di distribuzione del cibo che, se da un lato consentiva di operare in sicurezza, dall’altro aveva dei costi maggiori rispetto a prima. È qui che la Fondazione Comunitaria ha fatto la sua parte. Garantendo il proprio contributo per l’acquisto dei vari generi alimentari, ha permesso a don Carluccio e ai suoi ragazzi di continuare a mettere “l’uomo al centro”, perché ce lo insegna il Vangelo; perché vogliamo stringere relazioni autentiche e non smettere mai di occuparci del bene dell’altro.

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