La Sartoria di Francesca – Tessere i fili della solidarietà

Ente promotore: Associazione di Promozione Sociale “La Sartoria di Francesca”

Comunità coinvolta: Pavia

Bando: II 2020

Settore d’intervento: assistenza sociale e inserimento lavorativo, prevenzione del disagio giovanile

Importo stanziato dalla Fondazione: 8.000 Euro

 

Cucire, rammendare, confezionare abiti su misura, insegnando alle donne straniere una nuova professione. Ecco “La Sartoria di Francesca” di Pavia, un laboratorio multietnico di taglio e cucito nato nel 2009 in via Fratelli Cervi dall’idea di un gruppo di volontarie amiche della compianta Francesca Sfondrini. Nel 2011 diventa un’Associazione di Promozione Sociale che ha tra i suoi obiettivi favorire l’integrazione della donna e l’aggregazione all’interno della società, la solidarietà e l’aiuto rivolti soprattutto alle persone in difficoltà.

Promossa dalla Parrocchia di San Lanfranco Vescovo, retta da don Emilio Carrera, e da un gruppo di persone che mettono a disposizione parte del loro tempo a titolo assolutamente gratuito, la Sartoria si propone di «dare una mano a chi è meno fortunato e ha tanta volontà di sollevare la testa» – come si legge sul suo sito internet.

I primi contributi per l’avvio delle attività sono giunti dalla Provincia e dal Comune di Pavia che ha messo a disposizione uno spazio, alcune borse lavoro, i macchinari e il materiale per il cucito. Oggi questa realtà conta sull’appoggio dei Servizi Sociali e di tanta gente di buona volontà. Ed è qui che entra in gioco la Fondazione Comunitaria che nel tempo ha sempre condiviso e co-finanziato vari progetti presentati dall’Associazione per mezzo dei fondi territoriali di Fondazione Cariplo.

Un aiuto che si pone nel solco della nostra tradizione filantropica forti della quale abbiamo dato poi vita, nel 2021, alla creazione del Fondo Povertà.

Così i momenti di integrazione della “Sartoria di Francesca” si sono amplificati tanto che nel maggio del 2018 Sky Tg24 le ha dedicato un seguitissimo servizio.

Il rapporto con la Fondazione continua ancora, dopo l’erogazione di 8.000 euro all’interno del II Bando del 2020 sul progetto dal titolo “Tessere i fili della solidarietà” e con un progetto analogo dell’anno scorso. In concreto l’obiettivo dell’iniziativa è stato di fornire a persone con notevole disagio economico, in prevalenza donne provenienti da Paesi stranieri, la possibilità di riscattarsi imparando un lavoro, garantendo loro occasioni di dialogo e insegnando l’arte del cucito. La Sartoria, del resto, serve molti “clienti” che chiedono riparazioni e semplici confezioni di vestiti. Non è un negozio vero e proprio: chi si rivolge a queste bravissime sarte deve prima associarsi alla Sartoria versando un contributo simbolico di 5 euro che permette a tutta la famiglia del socio di poter godere delle prestazioni professionali. Insomma, si lavora per i soci.

Il guadagno non è molto ma la Fondazione è riuscita a provvedere al 50% delle spese dovute alle operatrici, oltre a quelle per l’acquisto dei materiali di merceria. Il pagamento dello “stipendio” avviene sotto forma di rimborso spese in base alle ore di attività. Tutte le operatrici sono coperte da assicurazione.

«La dignità della persona si costruisce con il lavoro. – ci dice Maria Forlani, vice presidente della Sartoria – La mia esperienza in campo sociale nasce nella San Vincenzo. Nella vita ho incontrato tante donne che ci chiedevano una mano per pagare le bollette, per far fronte alle spese famigliari. La Sartoria è una risposta concreta a queste richieste. Le signore che frequentano il laboratorio imparano a confrontarsi con il mondo delle professioni, a rispettare gli orari. In vista di una diversa collocazione futura tutto ciò è molto importante e alcune di loro sono davvero riuscite ad essere assunte in altre realtà. In Sartoria si sentono realizzate, conoscono nuove persone, stringono amicizie, per strada le salutano».

Si tratta di un modello di integrazione reale, unico in tutta la Lombardia, che ad oggi (la Sartoria è aperta dalle 9.30 alle 17) coinvolge 6 donne provenienti da diversi Paesi del mondo: 2 dall’Egitto, 1 dall’Algeria, 1 dalla Giordania, 1 dal Marocco e 1 dalla Siria.

Anche la “Sartoria di Francesca” a causa del dilagare della pandemia da Covid nel 2020 ha incontrato molte difficoltà, ha dovuto per un po’ chiudere i battenti, ma si è ripresa specializzandosi, tra l’altro, nella confezione delle mascherine di protezione, utilizzando e lavorando 5 bobine di tessuto e 4 chilometri di elastico.

Oggi l’attività prosegue a pieno ritmo e, superato il 10° anniversario di vita, l’Associazione guarda al domani con rinnovata speranza ben sapendo che anche l’ottimismo è un abito che possiamo cucirci addosso.

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